di Giuseppe Spanò
Luogo di grande suggestione quello che si può ammirare nella chiesa di S. Maria Assunta a Galati Mamertino.
Sotto il presbiterio è presente una minuscola cripta rettangolare con dodici nicchie verticali, undici casse lignee contenenti altrettanti cadaveri e mensole metalliche nelle pareti.
Le casse, decorate in stoffa scura e databili alla seconda metà dell’Ottocento, sono caratterizzate da chiodi che tracciano le iniziali del defunto e che confermano l’appartenenza dei morti ad un’unica famiglia, quella dei Marchiolo; le decorazioni riproducono figure geometriche e motivi macabri quali crani stilizzati sormontati da una cioppia di tibie incrociate.
Purtroppo lo stato di conservazione è precario e non ha permesso di analizzare tutto il contenuto delle bare.
Sulla scorta del vestiario e dei resti umani, sono stati identificati quattro individui di sesso maschile, un individuo di sesso femminile, tre individui di sesso indeterminabile e due bambini, di cui uno deposto insieme ad un adulto.
La mummificazione appare parziale, fatta eccezione per un corpo che risulta totalmente scheletrizzato, le ossa sono disarticolate e i corpi ricoperti da larve di insetti.
La conservazione dei vestiti è parziale, rimangono soltanto brandelli sugli arti inferiori coperti di muffe e si nota la presenza di lunghe calze e scarpe.
La realizzazione della cripta presenta una stratificazione di vari stili architettonici residuali e testimonia l’utilizzo di un nuovo metodo che evita l’esposizione continuata dei cadaveri e prevede l’allocazione nei “tabbuti”.
L’utilizzo del complesso funerario segna un momento di passaggio che precede il divieto delle sepolture dalla chiesa; si nota, infatti, una mutazione sostanziale dello spazio ipogeo che è trasformato a cappella funeraria e non più come luogo di esposizione.